Recensione di “In nome di Geova” storia di una setta pericolosa (autrice Emanuela Amantia)

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Autrice Emanuela Amantia
A cura di Lara Bellotti agente letterario.

Abbiamo di fronte un’opera dall’impronta che si può definire in tanti modi, ma il primo che mi sovviene è: TOCCANTE.
Emanuela Amantia ha scritto la sua opera portando in luce una storia vera avvolta da mille sfaccettature e concetti importanti. Un figlio, una setta, le manipolazioni mentali che la stessa impone e le conseguenze drastiche che può portare nella vita, in questo caso di un giovane uomo, ma attenzione: quello che leggerete appartiene a tutti nessuno escluso e l’autrice rivendica “a voce alta” un dolore che non si può spiegare a parole, lo ha scritto… inciso sulla carta come lo ha inciso nella vita. Nello stesso modo, sono certa che il suo scritto rimarrà inciso nell’anima di ognuno; ammiro la sua capacità di essere riuscita a scrivere e descrivere fatti reali, nonchè raccapriccianti, facenti parte di un vissuto che non si può cancellare.
Il romanzo è catalogato come giallo nel suo genere, assolutamente anticonvenzionale, evidentemente reale e carico di mistero, quello che nessuno mai si aspetterebbe da un libro o da una storia vera.
Stiamo parlando di una setta, le cui ragioni “non hanno ragione di esistere”, i cui principi sono totalmente fuori dal rispetto del genere umano, e le cui giustificazioni a tutto ciò che impongono sono totalmente incoerenti con l’essenza della Vita.
Viviamo attraverso le vicissitudini di Enea, il personaggio principale, le tante manipolazioni mentali che una setta impone, un vero e proprio lavaggio del cervello dal quale spesso è difficile uscire, ma anche quando se ne esce spesso rimangono le conseguenze: i sensi di colpa che gli adepti stessi incidono sulle menti altrui per essere usciti da un limbo che attanaglia mente e corpo.
Una citazione che mi colpisce e ritengo veritiera è questa: “Chi riesce a mantenersi lucido, presto o tardi, scoprirà nelle adunanze il gioco delle maschere come in un quadro a fosche tinte e non potrà non pensare ai Farisei che Cristo condannò duramente.”

Un gioco sporco, così com’è sporco tutto ciò che esiste dietro alle quinte di una setta, in questo caso Geova, ma io personalmente non faccio distinzioni, per ciò che mi riguarda non esiste nulla che ci porta al bene per noi stessi e che abbia il nome di una setta, associazione o quant’altro, specialmente se ci viene imposto cosa fare della nostra Vita.
Richiesta di offerte… sì! Sono furti legalizzati! Ma questo è solo uno dei temi che tocca l’autrice nella sua opera “In nome di Geova”; Enea si trova di fronte a questo, come anche all’esclusione, all’abbandono, al raziocinio, all’incoerenza… nel momento in cui decide di uscire dal contesto che sente non essere più suo, in quanto portatore di sofferenze piuttosto che di serenità e gioia per sé e per i famigliari.

Il suo primo ruolo da privilegiato consisteva nell’andare a visitare i testimoni dissociati o semplicemente inattivi per convincerli a ritornare nella congregazione, in altre parole a praticare l’ostracismo ai danni degli inattivi o dissociati.”

Questo è uno dei tanti “compiti” affidati, o meglio imposti ad Enea, per emergere all’interno della setta: proselitismo, manipolazione del prossimo, falsi sorrisi, incoraggiamenti di cortesia e non di cuore.

Cit. “ma dov’erano i sentimenti di questo Dio d’amore che tanto predicano?”

Una storia forte, fatta di vita, ma anche di sofferenza e di morte, interiore o fisica, ma sempre di morte parliamo.
Ora la mia riflessione è questa: la Vita è sacra, e noi esseri umani nella nostra fragilità non dobbiamo fare altro che amare noi stessi così come siamo.
Non abbiamo bisogno di una setta, di un dogma, di un essere che ci fanno credere supremo, o della manipolazione per essere vivi; essendo un dato di fatto che tutti, prima o poi, dobbiamo morire, cerchiamo di farlo dignitosamente perché anche questo fa parte della Vita.
Insegnare ai nostri figli, ai nostri famigliari, cosa è meglio per loro possiamo… sì ma… senza imporci, nessuno può imporci nulla, tanto meno una setta, non esiste violenza dove si vuole insegnare Amore, non ci può essere cattiveria dove si cerca il bene, e non esiste morte che possa valere il prezzo di una qualsiasi setta.
Un libro da leggere e non solo, ricco di spunti che portano ad infinite riflessioni. A volte capita di trovarci a rileggere testi già letti, e questo scritto dell’autrice Emanuela Amantia, “In nome di Geova” fa parte di quelli che si prendono in mano e si rileggono ogni volta con sfaccettature diverse, che il lettore interpreta liberamente in base alle proprie esperienze di Vita.
Ringrazio l’autrice donna portatrice di un messaggio importante per la vita di tutti.

Agente letterario Lara Bellotti
evasioniculturali@gmail.com

Pubblicato da Evasioni Culturali

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2 Risposte a “Recensione di “In nome di Geova” storia di una setta pericolosa (autrice Emanuela Amantia)”

  1. Le sette sono luoghi spaventosi di schiacciamento delle coscienze. Avevo alcuni parenti testimoni di Geova, e non era praticamente possibile vederli. O eri come loro, oppure ti cancellavano semplicemente dalla vista. E’ un atteggiamento, però, che ho riscontrato anche in tante altre associazioni, persino sul lavoro…sembra un libro interessante, e sicuramente l’autrice è coraggiosa ad affrontarlo.

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